Distruzione di un oasi naturale per colpa della protezione civile

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  1. Sym
     
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    La Riserva Naturale della Val Rosandra-Dolina Glinščice si trova nel territorio del Comune di San Dorligo della Valle - Občina Dolina, in Provincia di Trieste ed è l'unico luogo sul Carso triestino dove scorre un torrente superficiale, il Torrente Rosandra-Glinščica, che da sempre ha nutrito le sue piante, ha ospitato i suoi animali ed ha rappresentato un elemento di attrazione per l'uomo e le attività antropiche.

    www.riservavalrosandra.it/

    Val_Rosandra

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    Ora e cosi...
    Si ringrazia tanto i volontari della protezione civile per l'opera svolta





    La prossima volta si prega cortesemente i volontari della protezione civili di mettersi le mani nel culo stronzi...
     
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  2. Sym
     
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    Il passaggio di un tornado sul torrente Rosandra

    Una dannosa operazione di cosmesi delle ruspe della Protezione civile Già cominciato il pellegrinaggio degli escursionisti. Sembra un funerale

    ambiente

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    di Paolo Rumiz

    TRIESTE

    Sono scesi a vedere il disastro anche da oltre confine. Sloveni da Beka, Ocizla, Erpelle, Capodistria. Fanno fotografie, non gli pare possibile, a loro che tengono i boschi come giardini, che le ruspe entrino in un santuario. I triestini invece sono là senza parole, parlano a bassa voce, manca solo che tengano il cappello in mano. Sono al funerale del Rosandra. Roberto, sulla sessantina, piange calde lacrime su quella che considera la morte del fiume. «Ricordatevelo, ricordatevelo com’era. Avevo portato amici padovani a vedere la mia valle, ed ecco cosa mi tocca mostrare». Un altro digrigna: «Mandemoli a casa, adesso no xe più l’articolo dicioto».

    Quelli di Boljunec-Bagnoli se la prendono meno calda, vedono il lato pratico della questione. Raccolgono i ceppi con la carriola per le loro stufe. E poi il fiume di una ripulita aveva bisogno: anni fa dopo un temporale si era portato via una mezza casa sulla sponda, poco a valle del rifugio. Ma sul “come” è stato fatto il lavoro sono tutti d’accordo: coi piedi. Passano le ore e cresce la processione di gente inferocita. Il tam tam ha chiamato a raccolta la “gente della valle”. Non si è toccato un luogo, ma un simbolo. Domenica saranno a migliaia, per la grande protesta indetta via web contro la Mala-protezione civile e la direzione dei lavori assunta dall’assessore regionale Ciriani.

    In bocca a tutti lo stesso nome: “Virgilio”, l’alpinista considerato il custode morale della valle, che proprio in quella valle è morto di un guasto alla pompa del cuore, due anni fa, maledicendo fino all’ultimo l’incuria degli uomini. Virgilio Zecchini, un nome un programma. Era lui che cinque anni fa aveva sollevato il popolo contro il tracciato della Tav, deciso in gran segreto, che avrebbe dovuto sventrare la Rosandra, ed era lui che aveva vinto la battaglia. «Virgilio non avrebbe permesso tutto questo», è la frase che si sente ripetere in mille varianti.

    Perché l’allarme non è partito prima? La sindachessa Premolin, dicono in paese, pare abbia addirittura ringraziato Ciriani, prima del putiferio. E il vicesindaco avrebbe seguito i lavori da terra, mentre l’elicottero dell’assessore rombava sugli strapiombi. Voci sconfortanti. Era stata fatta una valutazione di impatto ambientale? Pare di no. Erano stati avvertiti gli uomini della forestale? No, perché i metri di bosco vicini all’alveo non sono di loro competenza. E la soprintendenza ha saputo? Non pare, visti i risultati. Menefreghismo totale, o rischio aperto di illegittimità nell’operazione.

    Le ruspe hanno fatto “carne di porco” del terreno, divelto cartelli, dissestato scalini di pietra, abbattuto barriere. I tronchi sono stati spostati dall’alveo, ma le montagne di ramaglie sono ancora lì e anche gli imbecilli capiscono che in caso di pioggia può formarsi una micidiale diga di legnami. A monte del rifugio trovo il ceppo di un ontano di un metro di diametro. Un “gigante della memoria”, di quelli che alcuni bravi forestali hanno raccolto in un magnifico libro fotografico sulla regione. Fatto secco anche quello. Tagli di fantasia, un’esibizione di forza, anzi di potere.

    Sembra sia passato un tornado, una trivella di vento. Poi di colpo tutto finisce. Là dove il bulldozer non è potuto passare, là finisce anche il lavoro, tra le rocce cinquecento metri sopra il rifugio. Oltre è l’abbandono, la foresta vergine con vecchi alberi caduti che nessuno smuove. E allora l’esibizione di forza si svela per quella che è: un’ammissione di debolezza. Si è tagliato dove era facile, non dove si doveva. Un’operazione cosmetica, utile solo a dire “abbiamo fatto”, ma inutile nella messa in sicurezza del fiume. Ma non era meglio pagare quei soldi alle comunità perché facessero un lavoro capillare, assumendosene la responsabilità? Responsabilità: ecco la parola chiave. Sconosciuta al potere e, ahimè, anche al popolo d’Italia. I boschi della regione fanno schifo, nessuno li cura più, perché tanto c’è la Protezione. E così quello che ieri veniva dal basso oggi è calato dall’alto coi risultati che si vedono. La distruzione a pagamento ha sostituito la manutenzione gratuita.

    Ma il peggio è che coloro che consentono scempi simili sono gli stessi che spergiurano che il raddoppio della centrale nucleare di Krsko non costituisce pericolo, oppure che il rigassificatore non può saltare in aria in mezzo alla città e le immense gasiere non intralceranno il movimento navi del porto. Dopo quanto è accaduto in Val Rosandra è molto più difficile credere alle loro parole.
     
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1 replies since 30/3/2012, 08:40   140 views
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