STORIA DEL CINEMA ASIATICO 5 - IL CINEMA INDIANO: DALLE ORIGINI ALLA NASCITA DI BOLLYWOOD

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  1. shinji80
     
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    Buonasera a tutti e buona domenica dal vostro MICIO made in Asia :woot: :woot: in questi giorni sono in India per svelare i segreti più reconditi del cinema indiano (ma che sto a diiiiiiiiiiiii :faride: :faride: :faride: :faride: ) e con questa ultima parte chiudiamo questo megaspecialone! :ph34r: Stasera per chiudere in bellezza approfondiremo i profili degli attori più popolari di Bollywood e alcuni film che hanno fatto storia, che ne dite, si cominciaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :festa: :festa: :festa: :festa:


    ATTORI



    Himansu Rai



    Attore e produttore cinematografico bengalese, nato nel 1892 e morto a Bombay nel 1940. Appartenente a una ricca famiglia, studiò legge all’Università di Calcutta per poi trasferirsi a Londra dove cominciò il suo praticantato negli anni Venti. Fu nella capitale inglese che diede inizio alla sua attività parallela di attore in compagnie teatrali e dove ebbe anche modo di conoscere la splendida attrice Devika Rani che nel 1933 divenne sua moglie.

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    I due cominciarono a lavorare insieme e avviarono una serie di importanti co-produzioni, soprattutto con la Germania. Nel 1933 R. realizzò la prima co-produzione anglo-indiana interamente finanziata da lui Karma di J.L. Freer-Hunt, in cui Devika Rani recitava mentre nel 1934 R. fondò la Bombay Talkies Ltd. che raccolse intorno a sé alcuni dei più promettenti giovani talenti, tra cui Raj Kapoor e Dilip Kumar, realizzando nell’arco di pochissimi anni una delle più importanti produzioni di film soprattutto di genere mitologico e sociale.

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    Inoltre in quegli anni fu avviata un vero e proprio sodalizio artistico con il regista tedesco Franz Osten, con il quale R. realizzò tutti i suoi film, tra cui: Jawani Ki Hawa (1935), Jeevan Naya (1936), Savitri (1937). Ma con l’avvento della Seconda guerra mondiale questa collaborazione con la Germania ebbe termine, determinando anche la fine della casa di produzione di Rai.


    Aishwarya Rai



    E’ stata definita l’Angelina Jolie del cinema indiano, di straordinario fascino, è ormai conosciuta, acclamata e accolta da folle di fan in delirio come è accaduto all’ultimo festival del cinema di Toronto dove partecipava con il suo film Guru. Stiamo parlando di Aishwarya Rai, classe 73, occhi grigio-verdi, considerata dal Time tra i 250 Global Young Leader ossia tra i giovani più influenti del mondo contemporaneo.

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    Attrice cinematografica Indiana, nata a Mangalore, Karnataka, India, il 1 novembre 1973. Dopo aver cominciato gli studi di architettura, viene selezionata come testimonial della Pepsi nel suo Paese e raggiunge la notorietà nel 1994 quando è eletta miss Mondo. Acclamata dalla critica per l’interpretazione al suo primo film Iruvar (1997; The duo) di Mani Rattnam. Premiata come miglior attrice protagonista nel 2000 per il film di Sanjay Leela Bhansali Hum Dil De Chuke Sanam, lo stesso anno ha interpretato Mohabbatein di Adtya Chopra. Nel 2002 A. ha continuato a lavorare con la Banshali in Devdas, primo film commerciale in hindi a essere selezionato a Cannes, che le permette di vincere il suo secondo Filmare Award come migliore attrice protagonista. L’anno successivo è stata scelta da Rituparno Ghosh per il suo Chokher Bali e successivamente per il film Raincoat (2004). Lo stesso anno A. interpretato il ruolo di Lalita Bakshi protagonista del film di Gurinder Chandha Bride & Prejudice (Matrimonio e pregiudizio).

    Filmografia completa

    Singularity (2006) (in production) - Tulaja
    Racing the Monsoon (2006) (announced)
    Saamna (2006) (announced)
    Chaos (2006/II) (pre-production)
    Bhopal Movie (2006) (pre-production) - Jasmine Singh
    Asterix aux jeux olympiques (2007) (pre-production)
    Akbar-Jodha (2006) (pre-production) - Jodha Bhai
    The Last Legion (2006) (filming) - Mira
    Dhoom 2 (2006) (filming)
    Provoked (2006) (post-production) - Kiranjit Ahluwalia
    Mistress of Spices (2005) - Tilo
    Bunty Aur Babli (2005) - Special Appearance (Song)
    The Heart of India (2005) - Mumtaz Mahal
    Shabd (2005) - Antara Vashisht
    "Koffee with Karan" (2004) TV Series - Guest
    Bride & Prejudice (2004) - Lalita Bakshi
    Kyun...! Ho Gaya Na (2004) - Diya Malhotra
    Raincoat (2004) - Neerja/Neeru
    Khakee (2004) - Mahalaxshmi
    Kuch Naa Kaho (2003) - Namrata Shrivastav
    Chokher Bali (2003) - Binodini
    Dil Ka Rishta (2003) - Tia Sharma
    Shakti: The Power (2002) - Dream Girl
    23rd March 1931: Shaheed (2002) - Special Appearance (song)
    Hum Kisi Se Kum Nahin (2002) - Komal Rastogi
    Hum Tumhare Hain Sanam (2002) - Special Appearence
    Devdas (2002) - Parvati ('Paro')
    Albela (2001) - Sonia
    Mohabbatein (2000) - Megha
    Dhaai Akshar Prem Ke (2000) - Sahiba Gareval
    Hamara Dil Aapke Paas Hai (2000) - Preeti Virat
    Josh (2000) - Shirley
    Kandukondain Kandukondain (2000) - Meenakshi
    Mela (2000) - Guest Appearance
    Sanam Tere Hain Hum (2000) - Special Appearance
    Ravoyi Chandamama (1999) - Special Appearance (Song)
    Taal (1999) - Mansi
    Hum Dil De Chuke Sanam (1999) - Nandini
    Aa Ab Laut Chalen (1999) - Pooja Walia
    Jeans (1998) - Madhumitha/Vaishnavi
    Aur Pyaar Ho Gaya (1997) - Ashi Kapoor
    Iruvar (1997) - Pushpa/Kalpana

    Ashutosh Gowariker



    Attore, produttore e sceneggiatore cinematografico indiano, nato a Mumbai il 15 febbraio 1968.
    Nel variegato e assai ricco panorama bollywoodiano, Ashutosh Gowariker rappresenta senza dubbio una figura di grande interesse. La sua parabola di giovane regista di successo ha un inizio non propriamente tradizionale, infatti è il 1984 quando il giovane Gowariker debutta nel mondo del cinema appena ventiseienne come attore. Sebbene già attratto dalla possibilità di mettere in scena le ‘sue storie’ e i suoi sogni, Gowariker comincia il percorso nella mastodontica industria cinematografica indiana davanti alla macchina da presa. Ketan Mehta lo dirige infatti nella commedia corale Holi, in cui può per la prima volta mettersi in evidenza. Questa esperienza sarà per lui l’inizio di un cammino che lo porterà nell’arco di pochi anni ad affinare le sue doti d’interprete tanto nel cinema quanto nella televisione. Il racconto musicale Naam (1986) di Mahesh Bhatt, la commedia romantica West is West (1987) di David Rathod (dove si impone come protagonista), l’action movie Goonj (1989) di Jalal Agha e il melodramma Kahbi Haan Kahbi Naa (1993) di Kundan Shah sono i momenti più importanti della sua crescita professionale. Durante la lavorazione dei serial televisivi Kachchi Dhoop (1987), Circus (1989) Gowariker comincia ad accarezzare l’idea di cimentarsi dietro la macchina da presa. Osservare continuamente il regista, i tecnici e le maestranze lavorare sul set, porta così Gowariker a decidere di voler diventare parte attiva del processo produttivo. Così nel 1993 debutta nella regia con il thriller dalle venature drammatiche Pehla Nasha, incentrato, forse non casualmente, sulla figura di un attore costretto a dover risolvere il misterioso omicidio di una ricchissima ereditiera.


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    È tuttavia con il seguente thriller d’azione Baazi (1995) che Gowariker riesce ad affermarsi nella sua nuova ‘professione’. Manca però la consacrazione effettiva che giunge con il successo internazionale Lagaan – Once upon a time in India (2001). In questo film Gowariker riesce con intelligenza a fondere tradizione storica e identità stilistica di una cinematografia come quella indiana che proprio in quel periodo si sta affermando su scala internazionale. Questo originale musical ‘sportivo’ dai toni melodrammatici conquista i suoi connazionali e l’esigente pubblico francese che rapidamente lo sospinge verso un’affermazione sempre più ampia. Una nomination all’Oscar come miglior film straniero consacra Gowariker, portandolo addirittura, quattro anni più tardi, a diventare un membro votante degli Academy Awards. Sospeso tra l’India più tradizionale e la scoperta degli Stati Uniti, il successivo Swades (2004) ottiene minori consensi, confermando però il talento di narratore di questo attore ‘prestato’ alla regia. Attualmente impegnato nella realizzazione del sontuoso film storico Jodha-Akbar, Gowariker è, a soli trentanove anni, uno degli autori più importanti della cinematografia bollywoodiana.


    FILM



    Qui di seguito i film più importanti della cinematografia indiana

    Raja Harishchandra



    Titolo italiano : Il re Harishchcandra

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    Anno: 1913
    Nazione: India
    Regia: Dundhraj Govind Phalke
    Genere: Drammatico, mitologico
    Cast: D.D.Dabke, B. Dhundiraj Govind Phalke, Anna Salunke
    Trama: Storia del re Harishchcandra e della lotta per salvare il suo regno.





    Pather panchali



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    Pather panchali (India 1952-55, 1955, Il lamento sul sentiero, bianco e nero, 115m); Aparajito (India 1956, 1957, L’invitto, bianco e nero, 110m); Apu sansar (India 1959, Il mondo di Apu, bianco e nero, 106m); regia: Satyajit Ray; produzione: Satyajit Ray; soggetto: dal romanzo Pather panchali di Bibhutibhushan Bandyopadhyay; sceneggiatura: Satyajit Ray; fotografia: Subrata Mitra; montaggio: Dulal Dutta; scenografia: Bansi Chandragupta; musica: Ravi Shankar.
    Interpreti e personaggi: Subir Bannerjee (Apu a cinque anni), Pinaki Sengupta (Apu a dieci anni), Smaran Ghosal (Apu adolescente), Soumitra Chatterjee (Apu adulto), Kanu Bannerjee (Harihar), Karuna Bannerjee (Sarbojaya), Runki Banerjee (Durga bambina), Uma Das Gupta (Durga adolescente), Sharmila Tagore (Aparna), Chunibala Devi (Indir Thakrun), Ramani Sengupta (vecchio zio), Subodh Ganguli (preside), Hemanta Chatterjee (insegnante), Kali Bannerjee (Kathak adolescente), S. Aloke Chakravatry (Kathak adulto), Shapan Mukerji (suocero di Apu).

    Pather Panchali. Nato da una famiglia di bramini, il piccolo Apu trascorre l’infanzia nel suo villaggio. Il padre Harihar è assente per lunghi periodi in cerca di lavoro, la madre Sarbojaya fa del proprio meglio per sfamare la famiglia con il poco di cui dispone, la sorella Durga, adolescente in età da marito, vede via via sfumare la prospettiva del matrimonio. Attirato dalla possibilità di un grosso guadagno, Harihar parte e resta a lungo lontano. Al ritorno troverà la casa devastata dal monsone e la figlia morta per una grave malattia.
    Aparajito. Alla famiglia di Apu non resta che trasferirsi a Benares e vivere delle elemosine che i fedeli elargiscono ad Harihar per le sue letture dei testi sacri. Quando quest’ultimo muore in seguito alla tisi, Sarbojaya decide di tornare al villaggio. Apu, ormai decenne, mostra attitudine per l’apprendimento e, al termine di una brillante carriera scolastica, vince una borsa di studio per l’Università di Calcutta. Gli impegni universitari e il fascino della grande città fanno sì che Apu ignori il dolore della madre per la sua partenza: quando Sarbojaya muore, il ragazzo non riesce a giungere in tempo per darle l’estremo saluto.
    Apu sansar. Tornato a Calcutta, Apu frequenta l’università ancora per alcuni anni, senza tuttavia riuscire a laurearsi: vive poveramente, cerca lavoro e, al tempo stesso, tenta di far pubblicare i propri scritti. Conosce Aparna, promessa a un uomo che, poco prima del matrimonio, impazzisce. Apu si lascia convincere dalla famiglia della giovane a sposarla. Quando Aparna muore di parto nella casa dei genitori, il ragazzo, sconvolto, prende a vagabondare attraverso l’India. Trascorsi cinque anni decide di incontrare il figlio che non ha mai voluto conoscere, ritrovando così la fiducia nella vita.

    Pur nella sua eccezionalità all’interno del panorama cinematografico indiano, la cosiddetta ‘trilogia di Apu’, aperta da Pather panchali, è considerata il prodotto del clima intellettuale bengalese che, caratterizzato da una forte componente ideologica di stampo marxista, attorno alla metà del secolo scorso portò il cinema di quella regione ad allontanarsi dai modelli commerciali elaborati a Bombay e a Madras, puntando su opere di forte impegno sociale connotate da un vigoroso spirito populista. Ispirandosi alla concezione filosofica elaborata da Rabindranath Tagore (che vede nel ritmo cosmico il tentativo dell’Infinito di offrire amore e compassione a ciò che è per sua natura caduco), Satyajit Ray propone, all’interno di una tradizione cinematografica stereotipata, modelli narrativi ed espressivi completamente nuovi. A consentire un simile scarto è uno sguardo sensibilissimo sui personaggi, capace di narrarne le esistenze a partire dalla minuta quotidianità e di calarne le vicende in ambienti autentici attraverso riprese effettuate in esterni, fatto rarissimo in un cinema come quello indiano, quasi esclusivamente realizzato in teatri di posa. Partendo da questo presupposto, nei film della trilogia si è voluto leggere, spesso con eccessiva facilità, una filiazione diretta del neorealismo italiano. In realtà, per molti versi essi sono più vicini ai documentari del regista americano Robert J. Flaherty, nei quali le vicende degli uomini, narrate con una prosa piana e realistica, spesso si riflettono simbolicamente sugli eventi naturali.
    Quello di Ray è un universo rappresentativo che, evitando accuratamente di cadere nel bozzettismo, riesce a infondere in ogni singolo atto un profondo valore metaforico, attraverso un’economia dei mezzi linguistici mirabile nella sua armoniosa essenzialità. Grazie a questo rigore, Ray scandisce la narrazione degli eventi, anche luttuosi, con un ritmo che, pur ricalcando lo spirito di serena accettazione dei suoi personaggi, non suggerisce mai un atteggiamento fatalista o remissivo nei confronti della società. La realtà, malgrado sia filtrata da una visione poetica sensibile e raffinata, che riesce a conferire nobiltà anche a ciò che di più umile possa esistere e che sembra trovare in ogni gesto il segno di una superiore spiritualità, resta quella violentemente contraddittoria dell’India post-coloniale. La trilogia, infatti, pur concentrandosi esclusivamente sulla narrazione delle vicissitudini della famiglia di Apu e sulla formazione del protagonista attraverso un percorso di sofferenza, si impone come ritratto di un intero paese e della sua evoluzione in un preciso momento storico: di film in film, diviene sempre più evidente che l’indebolirsi del legame con la tradizione (che pur continua a gravare su molti aspetti della vita sociale) porta gli individui ad allontanarsi dal proprio nucleo familiare, con conseguenze disastrose per chi è più debole. Una costante simbolica tesa a sottolineare la fortissima tensione dialettica tra la famiglia, intesa come fragile nido sottoposto a violente spinte esterne, e la società, concepita come elemento disgregante, è rappresentata dall’immagine del treno, che funge da vero e proprio filo conduttore delle vicende e assume il valore di presagio di morte e di elemento che disgrega gli affetti.
    Nel corso degli anni Cinquanta, i tre capitoli della trilogia di Apu furono tra i primi film asiatici (insieme a quelli giapponesi degli stessi anni) a varcare i confini nazionali e a trovare spazio nei circuiti cinematografici occidentali: presentato a Cannes nel 1956, Pather panchali ricevette un premio minore, ma contribuì a far conoscere il suo autore in Europa, permettendogli di trovare i fondi per girare i due episodi successivi: Aparajito, presentato al Festival di Venezia nel 1957 e premiato con il Leone d’oro, e Apu sansar, giudicato da molti critici l’episodio meno convincente dei tre.




    Subarna Rekha



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    (India 1962, Subarna Rekha, bianco e nero, 139m); regia: Ritwik Ghatak; produzione: J.J. Films; soggetto: Radheshyam Jhunjhunwala; sceneggiatura: Ritwik Ghatak; fotografia: Dilip Ranjan Mukhopadhyay; montaggio: Ramesh Joshi; scenografia: Ravi Chattopadhay; musica: Ustad Bahadur Hossain Khan.
    Interpreti e personaggi: Abhi Bhattacharya (Ishwar Chakraborty), Madhabi Mukhopadhyay (Sita Chakraborty), Indrani Chakrabarty (Sita da piccola), Satindra Bhattacharya (Abhiram), Sriman Tarun (Abhiram da piccolo), Bijon Bhattacharya (professor Haraprasad), Jahar Ray (Mukherjee), Gita De (Koushalya, madre di Abhiram), Shyamal Goshal (Benimadhab), Abanish Bandyopadhay (Hari Babu), Sita Mukhopadhay (Kajal Didi), Ranen Ray Choudhury (Baul), Umanath Bhattacharaya (Akhil Babu), Radha Govinda Ghosh (direttore), Ritwik Ghatak (insegnante di musica), Pitambar (Rambilas), Arun Choudhury (Gurudev), Sriman Ashok Bhattacharya (Binu).

    Nel 1948, a Calcutta, un anno dopo la divisione del Bengala, un gruppo di rifugiati costruisce alcune abitazioni provvisorie. Ne fanno parte Ishwar e sua sorella Sita, che formano un sorta di piccola comunità insieme al professor Haraprasad e a sua moglie. A loro si unisce una donna di bassa casta con suo figlio Abhiram. La donna viene rapita da uno zamindar, un signorotto locale; Ishwar, partito alla sua ricerca, non riesce a rintracciarla. Il giovane decide allora di procurarsi un lavoro e incontra un ex compagno di scuola, divenuto uomo d’affari, che gli procura un impiego in una fonderia sulle rive del fiume Subarna Rekha. Poco dopo viene raggiunto da Sita e da Abhiram, ormai considerato orfano. Quest’ultimo frequenta la scuola, mentre Sita rimane a casa e si dedica allo studio della musica. Intanto Ishwar ottiene una promozione alla fonderia. Gli anni passano e Abhiram, che vorrebbe diventare scrittore, dopo un lungo periodo di assenza per terminare gli studi superiori ritorna a casa: Sita è diventata donna, mentre la moglie di Haraprasad si è suicidata. Abhiram ritrova poi l’anziana madre, ormai in punto di morte, e scopre così le proprie umili origini. Ishwar cerca allora di mandarlo in Germania a terminare gli studi, ma il giovane fugge a Calcutta insieme a Sita. I due, pur vivendo di stenti in un tugurio, si sposano e hanno un figlio, Binu. Oppresso dalla solitudine e dalla disperazione, Ishwar pensa al suicidio. Abhiram, costretto a rinunciare alle proprie ambizioni, lavora come conducente d’autobus. Coinvolto in un incidente, perde la vita per mano di alcuni teppisti. Per sopravvivere, Sita si prostituisce. Uno dei suoi primi clienti è proprio Ishwar, di ritorno ubriaco da un’uscita serale. Sita si toglie la vita. Davanti ai giudici Ishwar si accusa della morte della sorella, ma viene scagionato. Il professore gli affida il piccolo Binu, e Ishwar parte in compagnia del nipotino.

    Il 18 luglio 1947, per motivi religiosi, il Bengala venne diviso in due. Prese così avvio la massiccia emigrazione musulmana verso il Pakistan (una parte del quale costituirà poi l’attuale Bangladesh) e al tempo stesso l’emigrazione indù verso il Bengala. All’epoca Ritwik Ghatak aveva ventidue anni. Il tema principale di tutta la sua opera è stato poi quello della lacerazione, della divisione del suo paese, dell’esilio. E in Subarna Rekha l’intero sviluppo della narrazione è fondato sull’esilio da un territorio in cui i protagonisti si stabiliscono sempre e soltanto in maniera provvisoria, sulla separazione delle famiglie o dei gruppi che vengono a crearsi, sull’impossibilità di far coincidere ambizioni e realtà professionale, aspirazioni e vita quotidiana. L’esilio equivale alla perdita delle proprie radici, della propria identità. Davanti alla sconfitta, il personaggio di Sita si confronta con la mitologia legata a Kali, dea portatrice di distruzione. Nel rifiuto del misticismo, di fronte all’impossibilità di realizzare le proprie aspirazioni, l’ossessione per il suicidio e l’autodistruzione attraversano i percorsi dei personaggi, così come caratterizzarono la vita e l’opera di Ghatak. Il regista lavorò a vari progetti incompiuti, ma riuscì anche a realizzare capolavori come Subarna Rekha, Ajantrik (Il vagabondo, 1958), Meghe dhaka tara (La stella coperta da una nuvola, 1960), Komal gandhar (Mi bemolle, 1961). Il suo è una sorta di movimento disperato, in cui l’atto creativo potrebbe rappresentare un mezzo per interpretare il mondo attraverso l’impegno sociale e politico, nel tentativo di testimoniare e stabilire un ordine all’interno del caos. Nell’opera di Ghatak dramma personale e lacerazione nazionale sono costantemente fusi, ma il loro intreccio rifiuta l’armonia, l’equilibrio, l’accettazione di una società così com’è, di un destino che si vorrebbe inevitabile. Ghatak, marxista un tempo vicino al partito comunista, è stato un ribelle sradicato che ha vissuto nel caos ma che ha conosciuto attimi di ispirazione folgorante.
    In Subarna Rekha le emozioni e i sentimenti sono costantemente portati all’estremo. Il film è al contempo un melodramma (il degrado e la sostituzione dei ruoli all’interno della famiglia) e un’opera realista (il lavoro, il denaro, i tuguri, i teppisti, il potere delle caste, la prostituzione vista sia dalla parte della donna che da quella del cliente). In questa accumulazione di logiche e coincidenze tragiche, tutti gli elementi che contraddistinguono la messa in scena (l’utilizzo dello spazio e delle scenografie, dei suoni e delle musiche, l’attenzione riservata ai volti, l’organizzazione dei rapporti di forza nell’inquadratura) sono frutto di un’idea peculiare di lacerazione, capace di creare tensione, annientamento, un’oscura bellezza dell’impossibile.
    Ghatak è di certo uno dei grandi registi dimenticati della storia del cinema. Ai suoi tempi non ottenne alcun riconoscimento, nel suo paese come all’estero: evidentemente l’equilibrio e l’armonia di Satyajit Ray, altro straordinario cineasta indiano, agli occhi occidentali risultavano più comprensibili e affascinanti (e nel 1959 Ajantrik venne a malapena notato alla Mostra di Venezia). Continuando faticosamente a lavorare tra angosce, abusi alcolici e condizioni produttive sempre più modeste, il regista riuscì a portare a termine soltanto otto lungometraggi. Ghatak, scomparso nel 1976, non voleva essere un artista, ma soltanto servire il suo popolo. Solo a partire dal 1983 avverrà la sua scoperta e il riconoscimento della sua grandezza.




    Devdas



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    Titolo italiano : Devdas
    Anno: 1935

    Nazione: Bengali

    Regia: Pramatesh Chandra Barua

    Genere: Drammatico

    Cast: Jamuna, Rajkumari, Pahadi Sanyal, K.L. Saigal

    Trama

    Devdas (servo di Dio) è figlio di un potente zamindar, ossia un proprietario terriero feudale. Egli vorrebbe sposare l’amore della sua infanzia, Parvati (Paro), figlia di un suo vicino. Un matrimonio impossibile in quanto la ragazza appartiene a una condizione sociale e a una casta inferiori alla sua. Devdas, in contrasto con la sua famiglia ma incapace di ribellarsi, si trasferisce a Calcutta dove conduce una vita dissipata e dove frequenta una splendida tawaif, ossia una danzatrice-cortigiana. Nonostante la devozione di questa tawaif dal cuore d’oro, Devdas in un crescendo autodistruttivo, si darà all’alcool sino a morire davanti alla casa dove Paro vive con un ricco e anziano vedovo.





    LAGAAN – ONCE UPON A TIME IN INDIA



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    Titolo italiano : LAGAAN – ONCE UPON A TIME IN INDIA

    Anno: 2001

    Nazione: India

    Regia: Ashutosh Gowariker

    Genere: Drammatico

    Cast: Aamir Khan, Gracy Singh, Rachel Shelley, Paul Blackthorne, Suhasny Mulay, Kulbhushan Kharbanda, Raghuvir Yadav, Rajendra Gupta, Rajesh Vivek, Shr Vallabh Vyas, Javed Khan, Raj Zutshi, Akhylendra Mishra, Pradeep Ravat, Daya Shankar Pandey, Yashpal Sharma, Amin Hajee, Aditya Lakhia, A.K. Hangal, John Rowe, David Grant, Jeremy Child

    Trama

    Stagione dei monsoni. In piena epoca coloniale, gli abitanti di un piccolo villaggio indiano sono costretti come ogni anno a pagare le tasse ai colonizzatori britannici. Un capitano dell'esercito di sua Maestà decide di fare ai locali una proposta assai particolare: disputare una partita di cricket fra inglesi ed indiani (che ignorano ogni regola del gioco). In caso di vittoria, gli indiani vedranno rimessi i propri debiti con il fisco. In caso di sconfitta invece, vedranno il proprio debito aggravarsi fino a distruggere le loro vite. Sebbene terrorizzati dall’idea, i locali decidono di accettare la sfida, sostenuti dal coraggio di un uomo assai valoroso che li sospinge verso ciò che a tutti sembrava impossibile.




    Monsoon Wedding - Matrimonio indiano



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    Titolo italiano: Monsoon Wedding

    Anno: 2000

    Nazione: India

    Regia: Mira Nair

    Genere: Drammatico

    Cast: Naseeruddin Shah, Lillete Dubey, Shefali Shetty, Vijay Raaz, Tilotama Shome, Vasundhara Das, Parvin Dabas, Kulbhushan Kharbanda, Roshan Seth, Soni Razdan, Neha Dubey, Kamini Khanna, Rajat Kapoor, Kemaya Kidwai, Ishaan Nair, Randeep Hooda, Sameer Arya, Rahul Vohra, Natasha Rastogi

    Trama

    Colorita e divertente storia della famiglia Verma che si sta riunendo nella casa di Nuova Delhi per celebrare un matrimonio combinato. I preparativi delle nozze, però, sono pieni di problemi aggravati dall’arrivo dei parenti emigrati nei quattro angoli del globo che con loro portano contrasti e molte sorprese.




    Asoka



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    Titolo italiano: Asoka

    Anno: 2001

    Nazione: India

    Regia: Santosh Sivan

    Genere: Drammatico

    Cast: Shahrukh Khan, Kareena Kapoor, Suraj Balaje, Danny Denzongpa, Ajith, Hrishitaa Bhatt, Rahul Dev, Umesh Mehra, Subhashini Ali, Gerson Da Cunha, Shilpa A. Mehta, Rajlaxmi K. Roy, Johnny Lever, Raghuvir Yadav, Suresh Menon, Sabir Masani, Rani Rajlaxmi, Gayatri Jayaraman, Shilpa Mehta, Shweta Menon, Vineet Sharma, Vivek Sharma, Usha Jejrani

    Trama

    Asoka è il Terzo Imperatore dei Maurya, passato alla storia per essere il vincitore della sanguinosissima guerra di Kalinga. Il film narra la storia della sua vita, a partire dall'infanzia. Al momento dell'abdicazione del padre ha inizio la lotta per la successione al trono, nella quale Asoka è ostacolato dal fratello. I due giovani si scontrano finché il Principe Asoka parte volontariamente in esilio nel Regno di Magadha, dove incontra, mentre è in incognito, la Principessa Kaurwaki ed il suo fratellino Arya, in viaggio per tornare al proprio regno. Questo incontro sconvolge la vita del Principe, che si innamora perdutamente della Principessa. Ma ancora molti anni di lotte, congiure e guerre dovranno trascorrere prima che Asoka trovi la vera via della sua vita, quella del buddismo, che farà di lui il maggior diffusore di questa religione nel suo tempo.



    Abbiamo finito, forse ci sono ancora un pò di cose da esaminare non solo a proposito del cinema indiano ma anche degli altri cinema orientali, si ringrazia sentitamente per le esaurienti notizie il sito ufficiale dell' enciclopedia TRECCANI

    :festa: :festa: :festa:

    Edited by shinji80 - 7/10/2007, 23:57
     
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